il sacro lago di Nemi

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pinoerre
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il sacro lago di Nemi

Messaggioda pinoerre » 10/02/2017, 9:01

Da epoche remote, raccontano, la Déa rischiarava l’oscurità della Notte discendendo nel Mondo.
Visitava i sogni dei suoi molti figli, rasserenava i solitari e le partorienti, rischiarava i sentieri ai viaggiatori.
Narrano che amava bagnarsi nelle acque del piccolo lago circondato dalla selva rigogliosa, e, alle prime luci, s’apprestava a far ritorno al Reame Nascosto sfiorando dolcemente il Mondo ed i suoi figli.
Nel Reame Nascosto, l’altrove degli uomini, Diana, narrano, dopo la fredda stagione, sentì crescere in lei la malinconia struggente dei suoi molti figli e della Luce del Mondo, e, decise di recarsi da loro. Attraversò i Cieli e giunse nel Mondo accolta con grandi celebrazioni di gioia.
Ora, nel cuore del nuovo dio, che non poteva vedere totalmente la bellezza e lo splendore della Déa del cielo notturno mentre solcava i Cieli, prese vigore il desiderio appassionato per la Déa e sognò di stringersi a lei.
E venne un’alba, raccontano, che la Déa, mentre il dio arrivava dal Reame Nascosto, si bagnava nuda nel Sacro Lago di Nemi ed egli la contemplò inebriato dalla sua magnificenza e desiderò con passione carezzarle il volto, i fianchi flessuosi, ricoprirla di dolcezze.
Narrano che apparvero a lui i Signori dei quattro angoli del Mondo e dissero «la dolce bellezza della Déa contempli acceso dall’amore per lei e non osi dichiararle il tuo amore. Ti consumerai lentamente e gli uomini ed ogni essere vivente sentiranno i tuoi abbattimenti e soffriranno del tuo abbandono. La terra diventerà fredda, algide notti tormenteranno i viventi e i giorni saranno brevi e infelici. Gli alberi non si copriranno di gemme e i pascoli non daranno sostentamento agli esseri viventi, l’acqua gelerà e imprigionerà la vita che in essa si muove e non disseterà alcuno».
Il nuovo dio, si angustiò molto e così, narrano, discese sulla Terra nelle sembianze di un Grande Cervo e si avvicinò alla Déa e le disse «sono venuto da te per giocare al tuo fianco».
E Diana, narrano, rivolse lo sguardo al Cervo e disse «Tu non sei un Cervo, ma un dio»; ed egli rispose «Io sono Herne, dio della foresta… e, nel tempo in cui sto sopra il Mondo io tocco anche i Cieli e sono Lupercus, il Sole, che ha bandito il Lupo della Notte. Ciò nondimeno, oltre a tutto ciò, io sono anche Fauno, il primo nato di tutti gli Déi».
La Déa sorrise e, in tutta la sua bellezza uscendo fuori dall’acqua, disse «Io sono Aritmi, Déa della foresta, ma quando sono davanti a te sono Selene, la Dèa-Luna, Ma, oltre a tutto ciò, io sono Diana, la prima nata di tutte le Dée».
E Fauno la prese per mano e assieme camminarono per i prati e le foreste, narrandosi i loro racconti d’antichi misteri.
Si amarono e furono Uno e assieme governano il mondo.
Questo narrava la Grande Cinghialessa alle giovani Velthali ai fuochi di Beltane prima di innalzare il canto al Grande Cervo, a Herne dai molti nomi.
«O Grande Oscuro, la tua Signora viene a noi e noi le diamo il benvenuto con immensa gioia. Tutte le cose viventi sanno che lei è vicina e il mondo brulica di vita nuovamente. La nostra Signora solca i cieli infiniti per incontrarci e la sua essenza è sopra le foreste, i campi, i prati e le valli e dice: «Ascoltatemi, perché ora io vengo a voi. Ascoltatemi, tutti voi che dormite nell’abbraccio dell’inverno. Svegliatevi nella rinascita, venite avanti, ricevete ora la mia essenza e siate pieni di vita e di desiderio per la vita».
Narrano che la Velthale maxima si levava alta su tutte ed elevando le mani al cielo stellato vibrava antiche parole «Ascoltami, o Grande Déa della Terra, ritorna a noi nella tua incantevole natura, amorevole fanciulla, gaia giovane e amorevole. Solo tu puoi spezzare l’incantesimo dell’inverno e affascinare la terra con la tua essenza. Salute a te Grande Déa Madre di tutti i viventi».
Nel barbaglio dei fuochi, narrano, facevano eco i Signori dei quattro angoli del mondo che invitavano Herne dalle Grandi Corna «Ammira la bellezza della Déa, lei che è Artumes, Déa della Terra, lei che è Febe, la lucente, Signora della Luna, lei che è Diana, lo spazio celeste Grande Signora dell’Universo e Trivia la custode dei crocevia, Lucina ed anche Elithyia protettrice delle fémmine gravide e delle partorienti, la guaritrice di ogni sofferenza».
Ed il Grande Trutnot, che gli uomini chiamavano anche Herne o il Lupercus, oppure Fauno il Tutto, s’accostava alla Cinghialessa ripetendo, a bassa voce, le antiche parole «Tu sei la bellezza di tutte le cose. Tu sei la Terra e il vasto cielo stellante, Tu sei la vivente, la Signora di tutto il creato. Tu sei la Vita».
Narrano, che nel silenzio che seguiva, la Cinghialessa prendeva per le mani il giovane Herne, lo avvicinava a se e lo baciava teneramente sulle labbra e lo conduceva nel fitto del Sacro Bosco la dove le acque del Lago d’Argento lambivano la Terra ed allorché la selva si richiudeva alle loro spalle, le Velthali sussurravano «Benedetto sia l’aratro, il seme e il solco» e questo sussurro, simile al frusciare degli alberi, pian piano diveniva un fragore alto e possente che si riversava intorno e per il mondo, in mille e mille echi.
Poi, narrano, cominciava il festeggiamento con le sue danze, il convito, le coppe di rosso vino sempre ricolme.

Narrano, e questo l’ho visto con i miei occhi, che sul far del tramonto una Velthale, con movenze solenni e traboccanti d’amore, sparga sulle acque del Lago, fiori profumati ed innalzi l’antico incantesimo… oggi come secoli addietro.

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